CARMELO UCCHINO testo1 - giovannabenzi

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CARMELO UCCHINO
Scrittore


La produzione pittorica di Giovanna Benzi si connota subito e occupa il centro del campo con alcune tele significative e dalla forte valenza simbolica (“Verso il mistero”, “Bagliore”, “Voglia di pioggia”, “L’ultima luce”, “In attesa”) che accarezzano, con la loro aura trasognata, fantastica e onirica, vaghe atmosfere gotiche di quel Romanticismo nordico che trova uno dei suoi massimi esponenti in William Turner con tutto il suo fascino di effetti e di aloni. Gli scarti cromatici e semantici hanno delle dilatazioni che vanno da una cifra di colore media ad una luminosità intensa di nuvole e cieli raffigurati in scomposte spirali magmatiche. Le esplosioni, comunque, sono contenute e mai pervengono ad esiti espressionistici. Le tele di Giovanna Benzi pretendono di essere viste ma anche “ascoltate” soprattutto nei suoni-non suoni, quasi soffi boraficeri, dei passaggi di stagioni e di mondi espressi da una natura informe fatta di masse fumose e di grovigli, ma forte, vaga e indefinita. Una natura tracciata senza contorni che gioca tra la luce visibile e invisibile delle sue parvenze, come in un magico oltre mondo, per immergersi nell’ombra, nelle ombre appena percepite ma pronte a scendere avvolgenti su di noi. Le immagini sono spesso labili e informi e, tuttavia, una felicità quasi floreale e carnale erompe ad un tratto e decide di superare il potere del bianco e del nero, l’antica diarchia e dicotomia del bianco e del nero, per battere sentieri dove confluiscono colori di ogni tipo, che inibiscono ogni tentativo di dare ai quadri un ordine plastico di sinuosità anche minima, a volte accennata, ma che mai arriva a soluzioni modellate e figurative.Alcuni dipinti di Giovanna (“Esplosione”, “Etna” “Le forme del vento”, “Avanzano”, “L’oro in cielo”) si dipanano e respirano morbidi nell’oro e nell’azzurro di cieli vespertini e crepuscolari, ci portano fuori dall’antro dell’oscurità e ci fanno migrare in zone di luce scabra dove a malapena ci possiamo specchiare e per poco tempo. C’è nelle opere di Giovanna Benzi, nella loro espressione intima e delicata, una inevitabile tensione dialettica tra luce e ombra, tra giorno e notte, tra cielo e terra, tra vita e non vita. Nei paesaggi descritti non c’è traccia né orma di uomo sulla terra e quando dal cielo scendiamo a terra incontriamo solo qualche creatura arborea che si protende a parlare con brandelli di nuvole e squarci di cielo (vedi “Si parlano” e “L’albero verso il cielo”). In “Si accende” c’è tutto un fronte di alberi, un’intera schiera di esseri vegetali che parla con un tramonto rossigno in parte e con un ciuffo di azzurro intenso. Non c’è solo la contemplazione estatica, silenziosa e assorta della natura, ma c’è la parola, gli alberi ci parlano, ci comunicano le loro verità; nonostante le apparenze di muti simulacri, la natura pulsa, ne sentiamo i palpiti, sentiamo il respiro dei vulcani. Nel dipinto “Temporale in arrivo”, condividiamo, più col cuore che con mente, la paura della tempesta imminente. Gli alberi sono intirizziti, disarmati, temono il peggio. Quasi sempre il fronte terreste del verde è abbarbicato e compatto, guarda il cielo unito. Solo nell’olio “È solo”, un albero si lancia verso il cielo come un missile, si erge solitario e imperioso alla conquista degli spazi cosmici. Ed è proprio questo il nucleo della Poetica di Giovanna Benzi: il saper coniugare e declinare insieme l’attaccamento terragno alle radici (anche alle radici delle piccole cose quotidiane) e una costante ansia cosmica che la costringe a guardare in alto verso le stelle. I quadri hanno il potere di catturare lo sguardo e di inchiodarlo a lungo perché, dietro un buon esercizio di stile, si possono decifrare sedimentazioni artistiche e culturali che appartengono tutte al vissuto della pittrice, un back-ground, il suo, del quale è consapevole e che, nel contempo, riesce a rielaborare con delle connotazioni originali. C’è il tirocinio che non è solo mestiere ma c’è anche ricerca pittorica, veicolo di nuovi messaggi e gravida di ulteriori sviluppi.
© Friarte 2020
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